Anche gli abitanti delle grandi città hanno bisogno di verdure fresche di giornata, possibilmente a chilometro zero. Ma come fare? le campagne sono spesso molto distanti, e il trasporto e lo stoccaggio a volte rovinano la qualità degli alimenti. Da qualche tempo si sta affermando la tecnologia del vertical farming, strutture altamente innovative che permettono di coltivare al loro interno svariati tipi di vegetali, restando all’interno delle città, senza problemi di clima, spazio e inquinamento.

A dare una visione sul futuro del settore è Luca Travaglini, chairman e co-ceo di Planet Farms, la più grande “fattoria verticale” d’Europa, uno stabilimento di oltre 9000 metri quadrati appena fuori Milano, che potrà rifornire il capoluogo lombardo con 800 tonnellate all’anno di ortaggi a km0. In un recente podcast del Festival del Futuro ha raccontato la sua esperienza e parlato di questo settore in forte evoluzione.

Tradizione vs modernità

Il vertical farming probabilmente non sostituirà mai l’agricoltura tradizionale, ma alcuni vantaggi sono già ben evidenti. Riduzione del suolo utilizzato del 95%, consumi d’acqua minori del 70% e al contempo 80% di maggiori ricavi. A questo, secondo Travaglini, si aggiungono la possibilità di coltivare indipendentemente dalle condizioni climatiche ed economiche “esterne”, la totale assenza di pesticidi e il risparmio di emissioni e costi legati alla distribuzione dei prodotti, perché può andare a coltivare direttamente dove c’è il bisogno, che sia in un centro città, a bordo di una nave o sottoterra.

E in questo contesto storico, dove la salute (e insieme ad essa la sicurezza alimentare) sono più che mai importanti, la tecnologia entra in supporto. Il nuovo stabilimento di Planet Farms sarà completamente automatizzato, e il consumatore finale sarà fisicamente il primo essere umano a toccare la foglia d’insalata. Un prodotto mai entrato in contatto con patogeni e batteri, che non è mai stato toccato da nessuno.

L’agricoltura del futuro utilizza semi antichi

L’agricoltura tradizionale è spesso caratterizzata dall’utilizzo dei cosiddetti “super-semi”, frutto di anni di selezioni. Fanno nascere piante che resistono meglio a intemperie, malattie e parassiti e garantiscono una maggiore produttività. Il vertical farming segue il percorso opposto: a Planet Farms si utilizzano dei semi antichi, puri, debolissimi: inutilizzabili nell’agricoltura in larga scala ma che con la tecnologia si riescono a proteggere strutturalmente, e ciò che ne deriva è un gusto migliore, un apporto nutrizionale superiore, e sempre uguale 365 giorni l’anno, perché le condizioni microclimatiche sono controllabili e totalmente gestibili.

Foto: Planet Farms

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