Il 90% degli abitanti vive a meno di 300 metri da un parco o da un’area naturale, le piste ciclabili corrono per oltre 160 km, le case, costruite per la maggior parte in legno, consumano meno di 55 kWh/m2 annui di energia (e per quelle più vecchie, è già partito un piano di risanamento). Ancora: le rinnovabili sono più del 95% delle fonti di energia attualmente utilizzate, gli autobus urbani sono alimentati prevalentemente con biogas ottenuto dagli scarti alimentari e in tutta la città si contano circa 300 stalli per la ricarica dei mezzi elettrici. Sono solo alcune delle caratteristiche che hanno reso Växjö, cittadina di circa 70 mila abitanti del sud della Svezia, la «Città più green d’Europa 2018».
Come ci sono riusciti? La sindaca, Anna Tenje, non ha dubbi: «La chiave di tutto è la politica. Gli amministratori hanno messo la sostenibilità al centro fin dagli anni ’70 e i cittadini sono stati attivamente coinvolti nelle scelte, responsabilizzandoli fin dai primi momenti».
Tutto è iniziato con il risanamento dei laghi, gravemente inquinati. Da lì, non si sono più fermati. E ora, con il programma “Sustainable Växjö 2030” alla mano, sono già pronti a rilanciare. Obiettivo? Dire addio, completamente, ai combustibili fossili entro i prossimi 9 anni, produrre sempre più cibo biologico a livello locale e ridurre gli sprechi, investendo in riciclaggio e riuso.

«Il nostro è molto più di un marchio. È uno stile di vita» – afferma Tenje che vede proprio nel green l’elemento essenziale per il post pandemia. «Covid-19 non ha frenato le nostre politiche, anzi, ha dimostrato ancora di più quanto sia importante avere città e società più inclusive, più verdi e più resilienti». Per questo, ad esempio, uno dei temi centrali su cui la città è pronta a riflettere è la pianificazione urbanistica. La mission è rendere Växjö sempre meno trafficata, dunque, meno inquinata e più vivibile. E non solo il pubblico, ma anche il privato, ha un ruolo chiave in questo. Moltissime aziende locali specializzate nella logistica, ad esempio, stanno lavorando per ridurre – e, in alcuni casi, per azzerare – le emissioni.
«Perché alla fine – conclude la sindaca – tutto si risolve con una domanda: che tipo di mondo vogliamo lasciarci alle spalle? Ed è qui che è fondamentale avere una visione condivisa e coerente per il lungo periodo».
L’intervista completa è disponibile sul numero di aprile di Relazioni.
Silvia Pagliuca