«La piaga di Palermo? È il traffico. Troppe macchine». La battuta è di trent’anni fa esatti, a pronunciarla Paolo Bonacelli nel film Johnny Stecchino di Roberto Benigni. In questo lasso di tempo a Palermo molte cose sono cambiate, e il traffico continua ad essere uno dei problemi più sentiti ai piedi del monte Pellegrino. Ma la cura per combattere ingorghi e smog c’è, ed è a base di ferro. Un massiccio piano di infrastrutture per la mobilità sostenibile sta lentamente cambiando il volto del capoluogo siciliano, che con oltre 650 mila abitanti è la quinta città italiana per popolazione.

Il primo nucleo della nuova rete tranviaria cittadina è stato inaugurato alla fine del 2015: quattro linee – per 17 chilometri totali di percorso – collegano i quartieri periferici di Roccella-Brancaccio, CEP, San Paolo e corso Calatafimi con le due stazioni ferroviarie Centrale e Notarbartolo, nodi di scambio del traffico ai margini del centro storico.

Meno auto, più alberi, marciapiedi e piste ciclabili

Il secondo passo è già progettato e attende le ultime autorizzazioni e l’appalto. Consiste in altre tre linee che vanno a unire tra loro i nodi principali della rete esistente, passando per gli assi principali del centro storico, come via Roma e via Libertà, e cambiandone completamente il volto. Spazio ai binari in sede propria, meno auto e più alberature, marciapiedi e piste ciclabili. La tratta A collegherà la stazione Centrale con via Croce Rossa, la B la stazione Notarbartolo con la stazione Giiachery, la C la stazione Centrale e corso Calatafimi: nel complesso 24 chilometri di percorso, con 48 fermate e parcheggi di interscambio per 2.237 posti auto. Costo complessivo 290 milioni di euro, di cui 190 garantiti dallo Stato attraverso il Patto per il Sud e i restanti 100 divisi tra Comune di Palermo e Regione Sicilia. Apertura prevista nel 2025.

La novità: 4 nuove tratte entro il 2026

Il terzo step, ancora più ambizioso, sarà finanziato con 480 milioni di euro stanziati dal Ministero dei Trasporti, come annunciato a metà dicembre 2020, e l’apertura è prevista nel 2026. Si tratta di quattro nuove tratte per 40 chilometri di rete aggiuntiva. La linea F andrà fino al cuore del centro storico, collegando e riqualificando il lungomare: dalla stazione Centrale toccherà il Foro Italico e la Cala, arrivando alla stazione Giachery. La linea D servirà il polo ospedaliero e mediante la realizzazione del nuovo ponte sul fiume Oreto consentirà il collegamento anche con i quartieri di Falsomiele e Bonagia. La linea E2 allungherà verso nord-est, toccando il quartiere Zen e il borgo marinaro di Mondello. Infine la linea G si diramerà in direzione nord-ovest, raggiungendo la frazione di Sferracavallo.

80km di ferro, 9500 tonnellate di CO2 risparmiate all’anno

Una volta completata, la rete tranviaria palermitana raggiungerà gli 80 chilometri di percorso con una stima di 100-120 mila passeggeri al giorno e una riduzione di emissioni di CO2 di circa 9.500 tonnellate annue. Una rete che andrà a integrarsi con altre due infrastrutture di mobilità su ferro in via di completamento. La prima è il passante ferroviario, una ferrovia suburbana creata dal raddoppio di 30 chilometri di binari tra le stazioni Brancaccio a sud e Carini a nord, fino all’aeroporto di Punta Raisi. La seconda è l’anello ferroviario, linea a binario unico circolare che già collega le stazioni Notarbartolo e Giachery: sono in corso i lavori per chiudere il cerchio, con nuove fermate tra cui il Porto e il teatro Politeama, nel cuore della città.

Giulio Todescan

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