«La panchina sa quando è il momento: a quel punto i robot escono». Quel che Pier Paolo Ceccaranelli, cofounder della startup Pixies, prefigura in un pugno di parole è uno scenario in cui le città avranno nuovi servizi per la pulizia degli spazi urbani, come i parchi. Con la sua azienda, fondata nel 2021 insieme al collega ingegnere Andrea Saliola, ha realizzato un robot in plastica riciclata capace di operare come spazzino per raccogliere fino a 50 litri di sporcizia. Esattamente come accade per i dispositivi domestici sempre più diffusi. L’altra metà dell’innovazione sta in una panchina smart, a energia solare, che funziona da stazione di ricarica e garage per due robot. «Il primo giorno magari andranno in affanno. Poi i livelli di degrado si abbasseranno perché puliranno meglio». Tutto grazie ai dati e alla mappatura della zona.

I dati come risorsa sono un tema fondamentale per il percorso di City Vision. Quest’anno parleremo molto di come le smart city – non città futuristiche, ma comuni – possono offrire servizi migliori grazie alla conoscenza. «Con questo progetto – ha commentato Ceccaranelli – volevamo dare forma a un modello di città che andasse oltre al digitale e che avesse soluzioni tangibili e reali, che vivono con il metabolismo della città». La panchina è uno degli oggetti urbani senz’altro più diffusi e indispensabili per consentire ai cittadini l’utilizzo di uno spazio pubblico come può essere un parco. «Ne abbiamo disegnata una dandole una funzione in ottica sostenibile». Al momento, visto che la startup ne sta depositando il brevetto, non sono ancora disponibili immagini.

A inizio febbraio la startup Pixies ha concluso il suo primo round pre-seed da 180mila euro grazie a CDP Venture Capital, LVenture Group e Key Capital. Nel mondo il littering, ovvero la pessima abitudine di gettare sporcizia per strada, comporterebbe una spesa annuale di circa 40 miliardi di dollari. Con la sua funzione IOT, robot e panchina puntano a svolgere un ruolo di pulizia e al tempo stesso di educazione. Si parlava poco fa della fatica del robot nei primi momenti. Abituandosi a prevedere dove si concentra la sporcizia, uscita dopo uscita il dispositivo andrà là dove sa che c’è più bisogno. Nella speranza che la tecnologia faccia sempre meno sforzi per tenere pulito ciò che non si dovrebbe mai sporcare.

«Abbiamo progettato la macchina robot e al tempo stesso anche una prima beta della panchina. Per fine aprile avremo il primo prodotto, che testeremo con una serie di realtà. Tutti i giorni due robot, ciascuno con un’autonomia di sei ore, possono pulire un’area di 16mila metri quadrati. Come per qualsiasi hardware, continueremo a rilasciare update di software». Nel frattempo la startup sta dialogando con diverse PA, interessate a testare il prodotto. «L’idea – ha concluso il cofounder – è che una panchina restituisca una funzione alla città. Tre posti a sedere che diventano un sensore IOT, forniscono connessione wireless e base di raccolta dei dati del robot».

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