Nel 2021 El Salvador, il minuscolo Stato centroamericano, ha approvato una legge che riconosce Bitcoin come valuta a corso legale. Al momento è l’unico paese al mondo ad aver compiuto un passo così importante e, al tempo stesso, pieno di incognite. Tra i tanti temi di cui si potrebbe discutere – secondo gli entusiasti del settore la rivoluzione crypto è appena iniziata – il focus sull’energia è tra i più interessanti, soprattutto perché si collega al percorso di transizione ecologica a cui il mondo sta tendendo. Le fonti rinnovabili andranno mano a mano a sostituire quelle fossili, anche se la contingenza attuale, con la guerra in Ucraina, ci ha riconfermato quanto il tracciato non sia in discesa. Per quanto riguarda il nostro paese, per esempio, la dipendenza dall’estero è evidente. Da anni uno dei temi su cui Bitcoin e le crypto in generale vengono attaccati è quello del mining e del suo impatto sull’ambiente. Stiamo parlando del processo informatico e hardware che sostiene l’infrastruttura globale e valida tutte le transazioni, blocco dopo blocco sulla blockchain. Meccanismi energivori, senz’altro. Ma per i quali è possibile che un domani si attivino anche le città, gli Stati e le organizzazioni. A condizione che si riconosca l’ecosistema e lo si inquadri dal punto di vista normativo.

In Italia la strada è ancora lunga, anche se già si contano i primi laboratori. In Val di Non, siamo in Trentino, è attiva una centrale idroelettrica che fornisce energia per attività di mining sulla base di una decisione di un piccolo comune. Ma per parlare di crypto e sostenibilità non si può non citare quanto accaduto in Oriente: la carbon footprint dell’intero settore è stata impugnata da Pechino quando, nel 2021, il governo di Xi Jinping ha deciso di mettere al bando l’utilizzo delle criptovalute e tutte le operazioni di mining. La Cina, tra i paesi più inquinanti al mondo, sta seguendo il proprio percorso verso la sostenibilità. Resta da capire se vada preso o meno a modello per come ha reagito di fronte al trend, oppure se non occorra invece studiare il fenomeno che, in certi casi, potrebbe attivare perfino percorsi virtuosi verso la transizione ecologica.

Sempre a El Salvador il presidente Nayib Bukele ha deciso di sfruttare l’energia geotermica derivante dall’attività vulcanica nel paese per alimentare le mining farm (in foto). Nel frattempo gli Stati Uniti, soprattutto dopo il ban cinese, sono diventati il paese che accoglie più realtà come queste al mondo. Al punto che a muoversi ci sono anche i giganti: nei giorni scorsi Exxon Mobil, una delle corporation più importanti nel campo petrolifero, ha comunicato l’avvio di un progetto di mining in North Dakota. Come si legge su CNBC, non si tratterebbe di un piano strategico dal punto di vista del business: la questione però non è secondaria, dal momento che l’azienda sta destinando gas naturale altrimenti destinato allo spreco all’alimentazione di attività di mining. L’obiettivo, condiviso dall’ecosistema Bitcoin, è quello di appoggiarsi sempre di più a fonti energetiche rinnovabili.

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