No, gli uffici non moriranno. Piuttosto, si trasformeranno. Diventeranno più accoglienti e più tecnologici, rafforzando una tendenza che era già in atto molto tempo prima dell’arrivo della pandemia e che Covid-19 ha semplicemente accelerato.
«Nella nuova dimensione delle intelligence city, gli uffici incontrano la città e la città incontra l’ufficio. Diventano un tutt’uno. Possiamo lavorare ovunque e, al tempo stesso, possiamo svolgere moltissime attività anche a poca distanza dalla nostra scrivania» – conferma Alessandro Adamo, partner di Lombardini22, Gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e della progettazione integrata, e direttore di DEGW, la divisione che si occupa di workplace (hanno firmato, tra gli altri, gli uffici delle sedi milanesi di Microsoft, EY, Siemens, dell’Armani Hotel, per citarne solo alcuni).
«Sono entrato in DEGW 30 anni fa. Ho quindi ho visto tutte le trasformazioni del settore: siamo passati da uffici che rispecchiavano perfettamente le gerarchie delle organizzazioni agli open space. Oggi siamo davanti a una nuova evoluzione fatta di alcuni concetti chiave: ibridazione, flessibilità, benessere e tecnologia» – spiega Adamo. Sì perché, con l’estensione dello smart e del remote working, non solo i lavoratori, ma anche i luoghi del lavoro, sono diventati ibridi. Devono consentire, cioè, di poter lavorare con la stessa efficacia sia a chi è in presenza che a chi si collega da remoto. E qui, ovviamente, entrano in ballo le tecnologie, tra grandi schermi per riunioni immersive e strumenti toucheless (sensoristica, automazione, comandi vocali).
Lombardini22 e gli uffici del futuro
Non solo. Gli spazi diventano flessibili, sia in termini di funzionalità che di quantità di persone che li abiteranno. Dovranno poter accogliere diversi momenti della giornata e saper rispondere a esigenze specifiche, assecondando ora il bisogno di isolamento, ora quello della condivisione. Uno dei motivi per cui lo spazio fisico non verrà mai meno, secondo Adamo, è proprio legato al bisogno umano di condividere un’esperienza. «Se le organizzazioni in questo ultimo anno hanno continuato a lavorare bene, è perché tutti si conoscevano già prima. Non solo i processi, ma anche le risorse coinvolte in un determinato progetto erano note. Dunque, è stato più semplice attivare meccanismi di fiducia e stimolare il coinvolgimento. Ma cosa accadrà con le nuove leve? Dobbiamo garantire anche a loro la possibilità di sentirsi ingaggiati condividendo un’esperienza fisica» – commenta l’esperto.

Insomma, il classico “giro in corridoio” resterà sempre centrale nella dimensione lavorativa, anche nel post Covid. Soprattutto in chiave anti-isolamento. «Il luogo di lavoro è anche comunità. Per questo deve essere attrattivo» – ribadisce Adamo di Lombardini22. Da qui, l’attenzione sempre maggiore per il benessere, con la certificazione WELL e tutti gli accorgimenti volti a migliorare la nostra vita anche in ufficio, focalizzandosi sul comfort. Perché la sfida è sì quella di reinventare gli spazi, ma mettendo ancora di più al centro il benessere delle persone.