Nel nostro percorso editoriale, prediligiamo i racconti che partono dai territori, magari evidenziando piccoli passi avanti, ma concreti, in grado di mostrare il progresso di un comune verso la transizione digitale ed ecologica. D’altra parte è necessario anche guardare a quel che accade nel mondo e quali modelli di smart city si stanno affermando. Sempre più persone andranno a vivere in grandi centri urbani: oggi circa il 55% della popolazione globale risiede in una città, quota destinata a salire al 70% entro metà secolo. Vi abbiamo già raccontato del progetto in Cina di Xiong’an, città che sorgerà 100 km a sud di Pechino. Ma non è l’unico caso di “nuova” città in cantiere. In Thailandia il primo ministro Prayuth Chan-Ocha ha approvato il master plan per dare il via ai lavori su una nuova città per la quale verranno investiti 37 miliardi di dollari.

La nuova città – il nome non è ancora noto – verrà costruita 160 km a sud est di Bangkok. L’obiettivo è realizzare un hub tecnologico in grado di offrire sede ad alcune delle più importanti società del mondo. In particolare l’attenzione verrà puntata su robotica, healthcare, automotive e logistica. Da crono-programma la smart city in Thailandia dovrebbe iniziare a riconoscersi nella skyline entro dieci anni. Non stiamo parlando di una metropoli da milioni di persone – altro elemento importante che evidenzia un trend – perché il nuovo centro ospiterà 350mila persone (molto meno di Milano, per fare un esempio), garantendo 200mila nuovi posti di lavoro.

L’urbanizzazione porta con sè sfide e nodi da risolvere. In Italia le amministrazioni stanno cercando di lavorare, per esempio, sui quartieri come tanti centri di un’unica città. Si parla non a caso di città a 15 minuti. Il nostro contesto nazionale poco si presta ovviamente alla fondazione di nuovi centri urbani come accade in Cina o in Thailandia. Come City Vision notiamo il dibattito crescente attorno alle smart city intese non tanto come progetti futuristici (e poco realizzabili soprattutto per i piccoli comuni), quanto come occasioni per ridurre le distanze (economiche e sociali) tra le persone, facendo così sentire tutti cittadini ascoltati e partecipi del cambiamento.

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