I gemelli digitali sono rappresentazioni di un edificio, di una fabbrica. Si utilizzano come modelli virtuali per studiare al meglio gli interventi da compiere e grazie a particolari sensori sono in grado di restituire in tempo reale dati sul livello di manutenzione. Un esperimento simile, ma in scala decisamente più ampia, è in corso a Milano dove fino al 7 aprile un’auto del comune dotata di scanner laser scatterà fotografie ad alta frequenza per produrre una ricostruzione digitale del territorio. Anche questo è un modo per architettare città intelligenti, il titolo che abbiamo scelto proprio per il prossimo appuntamento di City Vision a Milano il 18 aprile (qui il link per iscriversi).
A cosa servirà il gemello digitale di Milano? Come si legge sul sito del comune l’obiettivo è ottenere una «immagine ricca di informazioni dettagliate e sempre aggiornate del tessuto urbano che possa indirizzare al meglio le scelte per la città, in tema di servizi, gestione dello spazio pubblico o interventi manutentivi». Aver contezza dello stato dell’arte dei vari quartieri della Città Metropolitana di Milano dovrebbe consentire all’amministrazione di prendere decisioni basate sui dati e su una conoscenza più approfondita delle singole situazioni.
Al momento siamo ancora in una fase di test e non è prevista alcuna spesa per il comune di Milano, che deve ancora decidere come e se procedere. Il percorso di digitalizzazione delle città intelligenti passa senz’altro anche attraverso l’impiego di questi strumenti che, diffusi nell’edilizia, potrebbero avvantaggiare chiunque debba prendere una scelta riguardante l’aspetto urbanistico. I gemelli digitali vengono spesso utilizzati in ottica predittiva: all’interno di fabbriche o contesti più ridotti rispetto a una città sono in grado di informare su guasti in arrivo o su eventuali manutenzioni da mettere in atto. In futuro, grazie a una mappatura esaustiva del comune, un digital twin potrebbe essere un valido alleato della PA nella gestione e amministrazione del territorio.
In apertura foto di Cyclomedia