Dicembre, tempo di classifiche: dopo le “top 10” più note e generaliste, che ogni anno misurano i centri urbani più vivibili tenendo conto dei parametri più diversi, ecco i dati di ICity Rank 2020, il rapporto promosso da FPA, società del gruppo Digital360, che si concentra sulla digitalizzazione dei capoluoghi di provincia.

In testa c’è Firenze, seguita da Bologna: due città capoluogo di regione di medie dimensioni che scalzano di un soffio, e forse un po’ a sorpresa, le grandi aree metropolitane. Milano, considerata per i suoi numeri la capitale italiana dell’economica e dell’innovazione, si accontenta del terzo gradino del podio, seguita a ruota da Roma Capitale, quarta.

La ricerca ha preso in esame le performance dei 107 comuni capoluogo sulla base di otto indicatori aggiornati al 2020: accessibilità online dei servizi pubblici, disponibilità di app di pubblica utilità, adozione delle piattaforme digitali, utilizzo dei social media, rilascio degli open data, trasparenza, implementazione di reti wifi pubbliche e tecnologie di rete intelligenti. La media aritmetica tra questi otto indicatori dà come risultato l’indice di trasformazione digitale, il numero sulla base del quale è costruito il ranking.

La top 10 del digitale

Alle prime dieci città viene riconosciuto il livello di digitalizzazione “molto avanzato”: dagli 872 punti di Firenze ai 748 di Venezia. I punti di forza del capoluogo toscano sono i primati ottenuti per quanto riguarda app municipali, open data, trasparenza, wifi pubblico e gli ottimi posizionamenti in quasi tutti gli indicatori. Bologna, con un punteggio di 866, arriva a pari merito con Firenze nelle app municipali ed è al vertice per piattaforme abilitanti e social media.

Milano, terza con 855 punti, si distingue in particolare per piattaforme digitali, open data e trasparenza, ma anche per una buona disponibilità di wifi pubblico. Gli 847 punti di Roma derivano dal primato per i servizi pubblici online e da un ottimo posizionamento per le piattaforme abilitanti e le app municipali. Modena, quinta con 830 punti, si distingue per app municipali e IoT, ma si posiziona bene anche nelle piattaforme abilitanti e wifi pubblico. Molto avanzate anche Bergamo (sesta con 809 punti), Torino (settima con 787), Trento (con 783 punti è ottava), Cagliari (nona a quota 752) e Venezia (748 punti, decima).

Dopo le prime 10 classificate, un gruppo di altre 15 città rientrano in un livello di digitalizzazione “avanzato”: Parma, Reggio Emilia, Palermo, Pavia, Brescia, Genova, Lecce, Cremona, Prato, Bari, Pisa, Verona, Vicenza, Bolzano e Forlì. Nel ranking ci sono poi 23 città con un livello “discreto”: Rimini, Mantova, Livorno, Monza, Piacenza, Siena, Ravenna, Treviso, Udine, Perugia, La Spezia, Napoli, Ferrara, Novara, Pordenone, Padova, Trieste, Lodi, Arezzo, Pesaro, Ancona, Verbania, Lecco. E ancora 24 capoluoghi di livello “intermedio” e altri 27 con una digitalizzazione solo “avviata”. Chiudono la classifica 8 città con ritardi critici, quasi tutte del Sud: Taranto, Avellino, Caserta, Carbonia, Nuoro, Enna, Chieti e, ultima, Agrigento.

L’impulso innovativo nell’anno del Covid

Per Gianni Dominici, Direttore generale di FPA, che ha promosso la ricerca, «il processo di trasformazione digitale delle città italiane e delle loro amministrazioni non si è arrestato in questo anno terribile, anzi per molti versi ha ricevuto un’accelerazione che ha consentito di superare resistenze organizzative e culturali. Spesso – prosegue Dominici – sono state proprio le innovazioni digitali a consentire di gestire situazioni critiche limitandone l’impatto e favorendo risposte fondate sulla partecipazione di cittadini e associazioni. Chi si trovava già a uno stadio avanzato, come le città metropolitane e molti comuni del Nord, ha confermato i progressi, ma arrivano segnali confortanti anche da aree meno mature dal punto di vista digitale, con quattro città del Sud che hanno segnato notevoli passi avanti, entrando nelle prime venti classificate».

I settori: servizi online, app municipali e open data

Le graduatorie settoriali. Guardando i singoli indicatori che compongono l’indagine, Pisa si distingue per il secondo posto nella graduatoria dei servizi online (subito dopo Roma). Trento guadagna il primato nelle app municipali (congiunto con Bologna. Firenze e Modena), mentre Cremona è la prima città d’Italia nelle piattaforme digitali (insieme a Bologna e Milano).

Palermo è al top per disponibilità di open data (insieme a Firenze e Milano), mentre Bergamo e Venezia sono al secondo posto per wifi pubblico. Bolzano e Mantova evidenziano i migliori risultati nell’IoT e tecnologie di rete, mentre nella graduatoria della trasparenza si collocano al vertice congiuntamente Bari, Benevento, Catanzaro, Latina, Novara, Padova e Trento, oltre che Milano e Firenze.

Metropoli, Mezzogiorno e la reazione alla pandemia

Sono città metropolitane sette delle prime dieci classificate e altri tre si collocano tra le prime venti, segno di una marcia in più in termini di risorse finanziarie e di competenze gestionali disponibili o reperibili per la trasformazione digitale. Anche se, come abbiamo visto, tra le prime due in classifica, Firenze e Bologna, pur avendo una dimensione metropolitana non sono certo tra le aree urbane più popolate del Paese.

Anche se resta ancora ampio il divario fra Nord e Sud – due terzi dei capoluoghi meridionali si collocano nel terzo più basso della graduatoria – ci sono diverse eccezioni che confermano come l’innovazione possa svilupparsi anche in contesti caratterizzati da livelli relativamente meno elevati di ricchezza e crescita economica. Cagliari, con il 9° posto in classifica, è la prima città del Sud, ma si segnalano anche Palermo (13°), Lecce (17°) e Bari (20°).

Gli estensori della ricerca ipotizzano infine una sorta di “reazione digitale” da parte di chi ha sofferto di più nell’emergenza Covid19. Cinque tra le prime sette città per incremento di decessi si collocano nelle prime 30 posizioni della graduatoria. A Cremona (18° posto in classifica) il numero dei decessi tra febbraio e agosto ha superato dell’85% la media dei cinque anni precedenti, a fronte della media tra i capoluoghi del 10,1%; a Bergamo (6° posto) è aumentato dell’82,7%, a Piacenza (30° posto) del 73%, a Brescia (15° posto) del 53,7%, a Parma (11° posto) del 49%. Queste e altre città intermedie duramente colpite dalla pandemia hanno saputo proseguire il percorso di trasformazione digitale utilizzando gli strumenti che avevano costruito negli scorsi anni e introducendone di nuovi.

Le tendenze

Sulla digitalizzazione delle attività amministrative e sul rapporto con i cittadini le città sono a buon punto – si legge nelle conclusioni del report –, pur con disparità territoriali. Ma si pone il problema della diffusione di una cultura digitale, sia all’interno delle amministrazioni che tra i cittadini.

Sull’implementazione e l’interconnessione delle reti intelligenti nelle città, invece, siamo ancora in fase embrionale per comprensione delle opportunità esistenti ed effettivo utilizzo. Ma questo percorso è necessario per condurre le città verso i modelli più avanzati di smart city, quelli delle cosiddette “responsive and adaptive cities”, capaci di raccogliere e utilizzare al meglio le informazioni per gestire i servizi e prendere decisioni coinvolgendo tutti gli attori disponibili.

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