Pubblicato nei giorni scorsi, lo Human Smart City Index 2022 di EY è uno strumento utile per tornare a ragionare sull’evoluzione delle città intelligenti in Italia. Il percorso che stiamo compiendo con City Vision ci sta portando alla scoperta di buona pratiche e storie di amministrazioni e aziende che collaborano per servizi utili nella vita di tutti i giorni. Più volte abbiamo ribadito che o la transizione in atto coinvolgerà tutti i territori, piccoli comuni compresi, oppure non potrà definirsi mai completata. Il ranking è invariato per quanto riguarda il podio: Milano, Bologna e Torino sono le città che hanno registrato un punteggio maggiore nei complessivi 456 indicatori messi a punto. Si va dalla mobilità sostenibile, alla presenza di incubatori e coworking per spaziare su politiche sociali e sanità. Le pagine del report sono disponibili online e si possono scaricare sul sito ufficiale di EY. L’attualità ci impone tuttavia un ulteriore ragionamento sullo stato di salute delle città: se è vero che 29 su 40 delle città presenti nella prima fascia del ranking si trovano al nord, è altrettanto vero che la siccità e la crisi climatica pesa sul futuro di tutto il paese. Anche di quelle aree più avanti nel percorso di transizione digitale ed ecologica.

La classifica dello Human Smart City Index

Secondo una ricerca di Coldiretti, pubblicata proprio in giorni drammatici sia per il forte caldo sia per i violenti temporali, in Lombardia “le prime stime su orzo e frumento indicano cali delle rese fino al 30%. Proprio a causa della mancanza di risorsa idrica, c’è anche chi ha deciso di sospendere le semine dei secondi raccolti e preoccupa la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni dall’orzo al frumento, dai foraggi al mais”. La situazione non è meno grave in Piemonte, dove “per quanto riguarda il riso sono stati seminati circa 10 mila ettari in meno quindi 210 mila rispetto ai 220 mila dello scorso anno”.

Cosa ha che fare questo con le città intelligenti? Molto, se si considera il fatto che città e territori non sono corpi separati, ma ecosistemi che necessitano di maggiori connessioni per il bene della cittadinanza, dell’economia e dell’ambiente. Tornando al report di EY, è la stessa società a ricordare che Milano, Bologna e Torino restano sul podio ininterrottamente dal 2014, segno che questi grandi comuni capoluogo stanno compiendo passi avanti evidenti verso il digitale e la transizione ecologica. La prima città piccola (con meno di 80mila abitanti) a comparire nel ranking è Pordenone (21esimo posto), seguita da Pavia (24esima), Mantova (26esima), Cremona (30esima) e Cuneo (35esima). La prima città del Sud è Cagliari (19esimo posto) e nella prima fascia troviamo anche Napoli (34esima) e Bari (36esima).

Il posizionamento dei territori nel ranking dello Human Smart City Index

Per contrastare la crisi climatica occorrerà l’impegno di tutti, dai singoli alle istituzioni. Perché le conseguenze già visibili in questa estate potrebbero rovinare non poco la vivibilità delle città, a prescindere che siano smart o meno. Nel frattempo anche i piccoli/medi comuni stanno facendo passi avanti come testimoniano le storie raccontate negli appuntamenti di City Vision. Il lavoro, senz’altro, è un elemento di grande trasformazione, che sta già mutando il volto di questi centri. “Il maggior cambiamento – scrive EY – è destinato ad interessare le città medie e piccole situate all’intorno delle grandi metropoli, fino ad ora caratterizzate da pendolarismo quotidiano. Per queste città lo smart working (anche parziale) può rappresentare la possibilità di recuperare una parte della popolazione attiva, trattenendola sul territorio”.

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