Quando l’edilizia sostenibile in Italia era ancora materia da pionieri, in Svezia si progettava un quartiere destinato a diventare un modello studiato (e imitato) in tutto il mondo. Erano gli anni Novanta e a Stoccolma, tre chilometri a sud dell’isola su cui sorge la città vecchia, si pianificava Hammarby Sjöstad, una nuova area residenziale che avrebbe preso il nome dal lago Hammarby Sjö, sulle cui sponde si affacciava fino ad allora una zona industriale.

Al posto di ciminiere e terreni inquinati – la bonifica interessò 180 tonnellate di metalli pesanti e 130 di olio e grassi – sarebbero sorti edifici con un impatto ambientale dimezzato rispetto agli standard dell’edilizia residenziale dell’epoca, inseriti in un’infrastruttura urbana progettata in modo organico per risparmiare e riusare risorse: dall’acqua ai trasporti pubblici, dall’energia al verde. Il progetto nacque per ospitare il villaggio per gli atleti nell’ambito della candidatura di Stoccolma ad ospitare Olimpiadi del 2004. Quando nel 1997 fu scelta Atene, le autorità locali decisero di procedere lo stesso.

Metà dell’energia deriva da fonti rinnovabili

Oggi Hammarby Sjöstad copre un’area di circa 150 ettari, vi abitano circa 20 mila persone e altre 10 mila vi si recano ogni giorno per lavorare. Gli edifici, condomini con cortili interni e ampie finestre per catturare al massimo la luce naturale, hanno un consumo energetico medio di 113 kWh per m2 per anno, quasi la metà del dato medio svedese, che nel 2012 si attestava ad oltre 200 kWh per m2 per anno. Il 50% di quest’energia deriva da fonti rinnovabili: i pannelli solari montati sui tetti forniscono parte dell’energia per il riscaldamento, e soprattutto il biogas ricavato dai rifiuti organici, utilizzati come biomasse. Il sistema prevede che gli scarti degli appartamenti vengano convogliati tramite dei tubi in alcune cisterne sotterranee, e da lì trattati per produrre energia.

Anche i sistemi di trattamento delle acque sono all’avanguardia, e perseguono l’obiettivo di un consumo di acqua per persona pari al 50% della media svedese. I liquami vengono trattati in un biodigestore che ne estrae biogas utilizzato per far viaggiare gli autobus e per far funzionare le cucine. La parte restante è trasformata in fertilizzante. L’acqua piovana viene processata in modi diversi: quella che cade sui tetti e nei cortili è convogliata nei canali e nel lago su cui affacciano le case, mentre quella raccolta dalle strade viene purificata prima di essere immessa nel lago.

Ogni edificio dista al massimo 300 metri da una fermata del tram

Il verde pubblico copre quasi il 20% delle superfici, e il quartiere è attraversato da 45 chilometri di marciapiedi e passaggi pedonali e da 18 chilometri di piste ciclabili. Il trasporto pubblico è centrale: ogni edificio dista al massimo 300 metri da una fermata del tram. Tanto che i residenti preferiscono muoversi con i mezzi alternativi piuttosto che in auto, che infatti sono solo 210 ogni 1000 residenti (in Italia sono oltre 600).

Hammarby Sjöstad è diventato un modello, studiato da ricercatori e politici di tutto il mondo. Nel 2010 Xi Jinping, all’epoca vice presidente della Repubblica Popolare Cinese, visitò l’area e la raccomandò ai sindaci delle città cinesi. Un report realizzato dalla società di consulenza Sweco su commissione della China Development Bank – e da cui sono tratti alcuni dati esposti in questo articolo – è oggi utilizzato in 30 province dell’ex celeste impero come modello per lo sviluppo urbano sostenibile.

Giulio Todescan

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