È l’uomo dietro al successo di Matera Capitale Europea della Cultura. Paolo Verri, esperto in sviluppo urbano e grandi eventi, ha ricoperto il ruolo di direttore generale della Fondazione Matera Basilicata 2019, contribuendo a organizzare un calendario di appuntamenti non soltanto nella città dei Sassi, ma in tutti i 130 comuni della Basilicata. «In tre anni abbiamo investito 20 milioni di euro: ogni giorno c’erano dai due ai quattro appuntamenti. Siamo partiti dai neuroni collettivi e non dai mattoni». In questa intervista a City Vision, Verri ci ha offerto il suo punto di vista sulle città di oggi e di domani, su quel che occorre fare per la ricostruzione degli spazi di incontro e delle relazioni tra le persone. «Lo sviluppo culturale è la base – ha premesso. – In Basilicata non è stato concepito come leisure, come tempo libero successivo alla ricchezza». Per costruire il successo di contenuti e di posizionamento di Matera 2019 è servita programmazione. «Quando abbiamo cominciato, ormai dieci anni fa, è stata sorprendente la capacità di costruire governance urbana orizzontale. Non era apolitica: il presidente della Regione e il Sindaco hanno avuto la capacità di mettere insieme tutti. Hanno costruito una visione condivisa, che fosse vantaggiosa per Matera e il territorio».

Due anni dopo lo scoppio della pandemia, la ripresa degli eventi in presenza ha ridato linfa al settore. Le tracce di quanto vissuto, però, ancora si notano. A Verri abbiamo chiesto quale sia l’aspetto che, ad oggi, più lo colpisce delle città. «C’era già una tendenza in corso: mi riferisco alla caduta verticale dei corpi intermedi. La disaggregazione della società era molto potente e la pandemia l’ha completata. Sì, la pandemia ha completato il fenomeno di disaggregazione. L’individuo è ormai autoreferenziale e fa poco riferimento a gruppi. Ecco perché il lavoro culturale odierno comporta la ricostruzione minuziosa dal basso all’alto e dall’alto verso il basso. Intendiamoci: non si può pensare che siano soltanto le istituzioni a fare lo sforzo. Anche i cittadini vanno coinvolti».

Su City Vision raccontiamo i trend che vanno a definire i nuovi spazi urbani, dove tecnologia e intelligenza umana si incontrano per il beneficio di tutti. Secondo Paolo Verri il futuro delle città non può prescindere dai luoghi di incontro e, soprattutto, dalle occasioni pubbliche che fortificano e identificano le comunità. Gli eventi, in poche parole. «L’evento esiste nelle città occidentali da sempre – ha commentato l’esperto -. Le città sumere, egiziane, fenicie, greche e romane avevano date entro le quali succedevano cose». Fino al 2020 nessuno avrebbe messo in discussione i più grandi eventi nazionali e internazionali. Poi, uno dopo l’altro, sono stati tutti cancellati. «La pandemia ha messo in luce un tema chiave: non è un problema di risorse ma di progetto». A questo punto Verri ha individuato una lacuna che, a suo modo di vedere, pesa sullo sviluppo urbano in Italia. «Ci manca da anni un Dipartimento delle aree urbane. Ed è uno dei motivi per i quali sono scettico rispetto al PNRR per come è stato adottato: le risorse andranno a progetti scollegati tra loro. Avrei preferito un grande dibattito sui bisogni sia delle aree urbane sia delle aree interne. Purtroppo facciamo troppa progettazione e pochissima programmazione».

Come vi abbiamo raccontato su City Vision, uno dei modelli di cui più si parla per le città del futuro è quello della città dei 15 minuti. Cosa ne pensa Verri, che ha raccolto nel suo libro Il paradosso urbano – Nove città in cerca di futuro buona parte della propria esperienza in giro per il mondo? «Se c’è una cosa che l’Italia deve sviluppare, soprattutto al Sud, è aumentare la velocità della comunicazione infrastrutturale. Al tempo stesso bisogna rallentare la velocità all’interno dei vari nodi». In buona sostanza: i collegamenti tra città devono aumentare in qualità e quantità, mentre all’interno dei centri il modello va ripensato. «Le auto all’interno di quelle aree hanno senso che si muovano se a basso costo, per le popolazioni che invecchiano. Le città dei 15 minuti è ideale per la silver economy».

Sulle smart city City Vision si propone come piattaforma di notizie e di confronto tra gli amministratori, le aziende e gli esperti. Proprio in merito alla formazione nelle PA, Paolo Verri ha concluso con un auspicio. «Bisogna sviluppare la capacità di costruire comunità educanti e comprendenti. Cassa Depositi e Prestiti, per esempio, dovrebbe essere un luogo non soltanto dove si progetta, ma dove periodicamente si fanno incontrare amministratori e investitori per fare politiche. Con una visione pre competitiva. Occorre un approccio laico e, torno a ripetere, bisogna riattivare un Dipartimento aree urbane come luogo di elaborazione di pensiero sul futuro delle città con metriche condivise».

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