Ragionare in ottica metropolitana per superare la sfida della pandemia. Le prime risposte a livello europeo per quanto riguarda trasporto pubblico, sanità, gestione e sanificazione degli spazi sottolineano l’importanza di un coordinamento sovraterritoriale per gli agglomerati urbani che superano i 500mila abitanti. La gestione a livello metropolitano permette una visione più ampia dei problemi e delle loro soluzioni, senza, allo stesso tempo, “soffocare” eventuali buone pratiche delle varie municipalità. Su questo tema, Ey ha stilato una classifica a livello italiano delle città che hanno reagito meglio alla pandemia.

Strutture che già esistono, ma che ancora in molti casi hanno maglie troppo elastiche. L’Ocse stimava, nel 2014, che su 263 aree urbane sopra i 500mila abitanti almeno i due terzi di esse hanno un organo di coordinamento metropolitano che dovrebbe vigilare e indicare le politiche migliori da sostenere. Condizionale d’obbligo, perché in più della metà dei casi si tratta di organi con ancora un potere decisionale troppo basso.

Un processo di coordinamento che era già iniziato nel corso degli anni, ora ha subito una brusca accelerazione dalla pandemia. Mettendo in difficoltà le aree urbane per via di un effetto forbice alquanto sfavorevole: se da un lato aumentano le sfide (si pensi solo alla gestione e organizzazione del trasporto pubblico e della sanità in tempi di Covid-19), dall’altro sono calate le risorse economiche destinate e anche, in molti casi, il tasso di autonomia. Le politiche antipandemiche, infatti, sono spesso decise in toto o in buona parte dai Governi centrali. Esistono sacche di autonomia per le decisioni territoriali in molti Paesi, ma rimangono comunque limitate, soprattutto se confrontate con la libertà che esisteva prima dello scoppio della pandemia.

Nelle aree metropolitane con un buon coordinamento si sono già viste delle risposte efficaci. Il settore con più interventi rimane, come facile intuire, il trasporto urbano, solitamente uno dei grandi temi in mano ai grandi agglomerati urbani. Ma in alcune zone, come a Bruxelles, Nantes, Istanbul, si sono viste anche risposte comuni ad esigenze socio-economiche, come ad esempio l’emergenza abitativa. Diverso il discorso sulla sanità, dove – ed è anche non difficile immaginarlo – le risposte vengono prese su decisioni dei Governi centrali, in modo da avere lo stesso standard d’intervento all’interno dei vari Paesi.

Sarà opportuno monitorare l’evoluzione del tema nelle grandi città, ma l’indicazione sembra già netta: le aree metropolitane che ragionano unitariamente, con un buon tasso di coordinamento, producono soluzioni più efficienti a problematiche sempre più stringenti.

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