Per costruire una città intelligente non bastano gli edifici, le infrastrutture moderne e la connessione internet veloce. Serve cultura, cittadinanza, sicurezza, attenzione agli ecosistemi e molto altro. Gli elementi per digitalizzare una comunità sono quindi tantissimi, e possono ovviamente variare in base alla sua grandezza, alla sua natura, ai suoi bisogni e alle sue finalità.
Raffaele Gareri – co-fondatore di TSCAI (The Smart City Association) ha provato a selezionarne 20 nel suo nuovo libro “Un nuovo deal digitale. Oltre le smart city” . I 20 “elementi chiave“, elencati qui sotto, rappresentano un lavoro di ricerca sui migliori esempi nel mondo, considerando chiunque prenda parte alla digitalizzazione: leader della comunità, politici, start up, manager del programma smart city, fornitori di servizi, aziende tecnologiche, investitori, università e cittadini.
I 20 elementi chiave della digitalizzazione delle comunità
Dal libro di Gareri (da cui è tratto questo articolo) si evince l’importanza dell’approccio strategico alla digitalizzazione, partendo dai bisogni della comunità, le sfide, i vantaggi auspicati e le sue preoccupazioni. Insomma, il cittadino al centro.
Gli elementi chiave si dividono in quattro parti: il primo blocco è quello fondante. Non è direttamente collegato con la tecnologia, ma è collegato a ciò che una data comunità spera di realizzare, i mezzi che intende utilizzare e al tipo di leadership che vuole costruire. La seconda serie di elementi chiave rappresenta la tecnologia: dalle architetture di rete alla sicurezza in rete, ai big data. La terza riguarda l’organizzazione e l’orchestrazione: dagli ecosistemi costruiti all’esterno alla costruzione di una geografia dell’innovazione che funzioni. L’ultima serie di elementi chiave si trova nel regno del “valore”: persone, competenze, valori, valore d’impresa e valori etici.
- Leadership
- Governance
- Visione
- Bisogni, Sfide e vantaggi comparativi
- Risorse
- Arte di connettere tutte le cose
- Standard
- Sicurezza in rete e resilienza digitale
- Strategie di dati
- Regolamenti smart
- Ecosistemi
- Architetture di business
- Modelli di distribuzione
- Geografia dell’innovazione
- Cultura dell’innovazione
- Comunicare alla comunità
- Buona progettazione
- Competenze
- Prova di valore
- Prova sui valori
Gli ostacoli a digitalizzazione e smart city
Ne “Un nuovo deal digitale. Oltre le smart city” l’autore, dopo aver analizzato i 20 punti chiave per costruire l’intelligent city, individua anche i principali ostacoli. Sono quindi considerabili i “punti critici” e sono riassunti così:
- Il gioco del nome (e le diverse interpretazioni date al termine smart city)
- Miopia tecnologica, che ha portato a realizzare progetti come pure dimostrazioni tecnologiche fini a loro stesse
- Eccesso di soluzioni.
- Mancanza di obiettivi chiari.
- Smart Cities basate esclusivamente sugli appalti del settore pubblico.
- Bloccati nei silos, in riferimento al fatto che molti enti pubblici hanno una organizzazione in silos, con proprie gerarchie, sistemi e procedure che spesso diventano “bloccanti”.
- Mancanza di un mandato chiaro.
- Assenza di pianificazione da replicare o graduare.
- Fare affidamento eccessivo sui sussidi governativi.
- Mancanza di una comprensione tecnica.
- Enfatizzare eccessivamente l’Internet delle Cose.
- Divario digitale (digital divide) e mancanza di comunicazione nella comunità.
- Sistemi IT obsoleti, reti sub-ottimali.
- Trappole della dicotomia top-down contro bottom-up.
- Mancanza di un pensiero progettuale.
- Poco coinvolgimento dei cittadini.
- Architetture chiuse, quindi non integrabili con altre e non interoperabili.
- La delusione dei dati.
- Il teatrino dell’innovazione.
- Il fatto che solo le grandi città potessero diventare smart city.
- Mancanza di una leadership efficace.
Domenico Lanzilotta